Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian (IT)

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Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian (IT)

Fotografie per gentile concessione di Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian

Intervista a Mario “Piccolo” Sillani Djerrahian, Aprile 2020 di Laura Leuzzi.

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Mario Sillani Djerrahian è artista e fotografo. Nato nel 1940, di discendenza armena, ha esposto ampiamente in Italia e in Europa. In questa intervista discute la sua pratica sperimentale e il lavoro del periodo 1968-1978 – i suoi famosi Fotografemi– nonché la sua importante relazione con Richard Demarco e la Scozia. L’intervista è accompagnata da una selezione di rare fotografie dal suo archivio privato e dall’archivio di Richard Demarco.

LL: In quali circostanze hai incontrato Richard Demarco?

MS: Tutti i miei incontri con Richard sono avvenuti tramite la Galleria del Cavallino, a Edimburgo, Londra, Venezia, Motovun e Trieste.

Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian with his work Stieglitz (1973) at Galleria del Cavallino, Venice
1975. Dialogue with Yugoslavian artists. Motovun. Edinburgh Arts 1975. Sillani on left

LL: Come definiresti il tuo rapporto con Richard?

MS: Buono, di rispetto l’un l’altro, professionale; anche condito di scambi verbali tra il serio e il faceto.

LL: A quali mostre/eventi organizzati da Richard Demarco hai preso parte?

MS: 1975 Richard Demarco Gallery, Edinburgh (GB): era esposta la mia opera Capa

1978 Fruitmarket Gallery, Edinburgh

1982 ICA – Institute of Contemporary Arts, Londra (performance): l’evento non era organizzato da Richard, ma lui era presente e mi diede un buon supporto.

1984 Demarcation (con Hopewell, Venuto), Edinburgh College of Arts

1989 Four (con Patelli Sartorelli, Venuto), Richard Demarco Gallery, Edinburgh

1993 Programma del Festival Fringe alla St. Mary’s Primary School, Edinburgh

2000 Richard Demarco 70/2000: The Road to Meikle Seggie, City Art Centre, Edinburgh

Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian – Capa (Photo’s photo sewed), 1973, photo on canvas, 150×180 cm, Richard Demarco Gallery, Edinburgh 1975. Coll. Galleria del Cavallino, Venice.
1978. Sign for Edinburgh Arts ’77 exhibition. Fruitmarket Gallery, Edinburgh

LL: Ci puoi parlare dell’opera Stieglitz (1973) con particolare riferimento all’importanza nella tua pratica della ripetizione, di fotografare fotografie e del meta-rapporto con la storia della fotografia e con i suoi maestri? Cosa sono i Fotografemi?

La stagione dei Fotografemi è durata dieci anni, dal 1968 al 1978 (trovi tutto su https://sillani.eu/fotografemi/ all’interno del mio sito www.sillani.eu).

Cosa dire dei Fotografemi? La mia acculturazione nel campo dell’arte parte dal balbettio del fare fotografico. Ho cominciato a costruire immagini quando ho deciso che potevo rinascere una seconda volta, colmando un vuoto di identità culturale, attraverso il mezzo che mi era più facile e congeniale, la fotografia. 

Ho chiamato quel periodo “fotografemi”. Come il fonema è la parte più piccola della parola detta, così i fotografemi erano le particelle di una nuova lingua che si esplicava nella foto della foto, la foto del fotografo, la foto del fotografare.

Era un discorso tautologico. Ripeteva la definizione di fotografia. 

O perlomeno quella che io andavo scoprendo praticando il fotografese scritto, cioè le mie opere.

Per quanto riguarda Stieglitz: in Fotografemi partivo da uno scatto mio, preso molte volte a caso dall’archivio. Ma usavo anche immagini della storia della fotografia, visto che facevo un discorso sul mezzo stesso. Con questa pratica cominciavo a trasformare l’immagine in oggetto-fotografia, la qualcosa non mi ha lasciato più. Ancora oggi, che faccio solo Paesaggio, dò molta più importanza all’oggetto piuttosto che alla finestra sul mondo.

In Capa la foto è stampata su stoffa cucita su tela jeans col filo giallo, come le braghe, e il tutto è riprodotto su un muro di cemento. L’ultima contiene tutte le altre immagini. Avevo fotografato l’originale a Milano, al Sicof in Fiera, perciò senza retino tipografico. Questa è l’unica opera che ho venduto al Cavallino e che è stata esposta al Museo del Paesaggio di Torre di Mosto nel 2019 e alla Bevilacqua La Masa a Venezia nel 2020 nelle mostre La Galleria del Cavallino – Vetrina e Officina.

Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian -Stieglitz (Photo’s photo of A.Stieglitz “G.O’Keefe” sewed), 1973, photo on canvas, 46×240 cm, Galleria del Cavallino, Venice and Richard Demarco Gallery, Edinburgh 1975

LL: Hai mai visitato la Scozia in un viaggio organizzato o sei mai stato invitato in Scozia da Richard Demarco?

MS: La Scozia mi ha lasciato un grande ricordo, una proficua esperienza. Nel ’75 e poi nel ’78 quando, con mia figlia maggiore, feci un lungo viaggio in occasione di una mia mostra a Newcastle. 

LL: Mi racconteresti delle fotografie fatte a Callanish e di come vennero poi esposte al Fruitmarket nel 78? Mi potresti raccontare dell’uso della polaroid nella tua pratica?

Durante la gita che facemmo in minibus con Richard, Gabriella Cardazzo, Jane Chisholm ecc. visitammo il sito di Callanish. Pioveva. Gabriella mi scattò la foto che ho usato per quel lavoro. Ricordo che lasciai che tutti si rifugiassero in un pub per restare da solo. Smise di piovere così potei fare delle preziose foto che utilizzai per altri lavori. (Il lavoro Callanish è nei Fotografemi).

Quando ho cominciato a fare “foto della foto” usavo far sviluppare e stampare dal laboratorio gli scatti. Dovevo quindi aspettare per ogni passo della sequenza che il materiale mi venisse restituito dopo una settimana. Ciò significava avere l’opera finita in un mese e mezzo o di più. Ecco che il Polaroid mi ha liberato da quell’impiccio. Mi ha permesso di concludere un lavoro, anche di 101 immagini, in un giorno soltanto, pratica che io ho per qualsiasi cosa faccia, che sia un pezzo d’arte o un lavoro casalingo.

Durante quel viaggio in Scozia ho fatto anche altre foto che mi son servite per i miei lavori tra cui Standing Stones (1975) e Standing Stone and Tree Trunk (2001). Avevo portato una camera 6×9. Per tre giorni sono andato da solo, dormendo nella Dyane, a Mull, a Iona, a Staffa e sul Loch Ness. Di questo ho bellissimi ricordi.

Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian – Callanish, 1975-76, 72 polaroids on balsa-wood painted, 8.6×10.7 cm each, Fruitmarket – Richard Demarco Gallery, Edinburgh 1978

LL: Hai mai partecipato a una delle Edinburgh Arts Summer Schools?  Se si, ha in qualche modo influenzato la tua ricerca e pratiche artistiche?

MS: No, non me lo sarei potuto permettere, son sempre stato povero. Ma il conoscere gli artisti che hanno gravitato alla Richard Demarco Gallery, come al Cavallino o a Motovun o a New York, mi ha dato molte cariche. 

LL: Attraverso Demarco hai sviluppato il tuo network o hai viaggiato in altri paesi? Ad esempio l’Ex-Yugoslavia, Malta, l’Est Europa…

MS: Ho viaggiato abbastanza a quei tempi, in Italia, Grecia e Turchia, Serbia, Spagna e Portogallo. Sempre in ristrettezze in Dyane e in tenda. Ma Ricky non c’entrava per niente. I viaggi che ho fatto in questi ultimi anni son stati in decine di musei d’arte in Europa.

LL: Hai partecipato anche tu a una delle gite di The Road to Meikle Seggie?

Facemmo il tragitto su quella road con Richard che ci indicò un misterioso cartello…

Mario ‘Piccolo’ Sillani Djerrahian – 10 Mile road sign to Meikle Seggie, 1978

LL: Ti ricordi di artisti scozzesi che hai conosciuto tramite Demarco? Ad esempio, Ian Hamilton Finlay a Stonypath/Little Sparta vicino a Edimburgo?

MS: Ian Hamilton non mi ha fatto grande impressione come artista, mi ha suscitato invidia per la capacità di “arredare” il giardino, cosa che io non so fare ancor oggi. Degli altri ho snobbato i loro lavori, anche perché io non sono un artista; son sempre stato interessato alle persone, al loro comportamento, alla loro capacità intellettuale.  

 LL: Sei ancora in contatto con Richard? Quand’è l’ultima volta che lo hai incontrato e hai esposto con Richard?

MS: Gli ho spedito un’opera, pezzo unico a fondo perduto, per la mostra ­The Road to Meikle Seggie nel 2000.

Ricky è stato a Trieste nel ’96 e io come un cretino non gli ho fatto visitare il mio studio.